Le Specie

Il genere Barbus appartiene all’ordine Cypriniformes, alla famiglia Cyprinidae e comprende un gran numero di specie, diffuse in Europa, Asia e Africa. In Italia, tutti gli autori (Tortonese, 1970; Gandolfi et al, 1991, Zerunian, 2002) sono concordi nel ritenere presenti almeno due specie autoctone: il barbo comune (sinonimo barbo plebeio Barbus plebejus) e il barbo canino Barbus meridionalis.

Ancora dibattuta è la posizione sistematica delle popolazioni centro-meridionali dove è segnalata la presenza di una terza specie, il barbo tiberino Barbus tyberinus, morfologicamente alquanto simile al barbo canino del distretto padano-veneto.

Le specie autoctone italiane di barbo negli ultimi anni hanno subito una crescente rarefazione. La revisione della Lista Rossa IUCN (Rondinini et al., 2013), propone nuove categorie di rischio per le due specie. In particolare rispetto alle precedenti liste basate su valutazioni soggettive di singoli ricercatori (Zerunian, 2007) eleva il livello di minaccia del barbo plebeio a quello VU (vulnerabile) e da VU a EN (in pericolo) per il barbo canino. Ciò giustifica gli interventi proposti in questo formulario con particolare attenzione alle attività ittiogeniche, che diventano imprescindibili per specie a rapido calo demografico. Se in passato, il basso livello di rischio ipotizzato poteva non richiedere interventi rapidi di sostegno a livello ittiogenico, oggigiorno, le minacce e il costante peggioramento quali/quantitativo delle popolazioni di entrambe le specie in Emilia Romagna, non giustificano l’approccio cautelativo proposto da Zerunian (2004) con lo scopo di evitare il ripopolamento con ibridi. Sarà cura dei responsabili del progetto operare una rigida selezione morfo-fenotipica e genetica degli esemplari da avviare alla carriera riproduttiva mediante caratterizzazione molecolare.

Una quantificazione demografica aggiornata delle popolazioni di B. plebejus e meridionalis nelle province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia non è al momento disponibile. I censimenti delle due specie vengono infatti effettuati casualmente nel corso di valutazioni sulle popolazioni di salmonidi nei tratti montani o nel corso di valutazioni ambientali. Una stima quantitativa della consistenza attuale dei popolamenti dei due ciprinidi può pertanto essere ottenuta quasi esclusivamente da letteratura grigia e dall’esperienza dei proponenti consapevoli del forte decremento subito dalla specie nel corso degli anni. Esistono dati pregressi riportati nelle carte ittiche, i quali tuttavia risultano obsoleti (di oltre quindici anni fa). Un aggiornamento può essere estrapolato da monitoraggi ittiologici qualitativi  o semiquantitativi, quali quelli effettuati per alcuni piani di gestione di SIC/ZPS nel 2011 (nei SIC IT4030013 e IT4030023) o in specifici studi locali (ad es. in prossimità degli impianti ittiogenici di progetto).

Sulla base dell’esperienza personale dei proponenti si ritiene pertanto opportuno segnalare che dal punto di vista demografico, laddove presenti, le popolazioni di B. plebejus e meridionalis risultano costituite da un numero limitato di esemplari, in grado di compiere ampi spostamenti tra diversi corsi d’acqua per regimi idrologici variabili. Una stima di tipo semiquantitativo ma decisamente costante nei diversi corsi d’acqua ove le specie risultano presenti, quantizza i popolamenti in un numero di esemplari variabile tra 1-5 (categoria “raro”) e tra 6-10 (categoria “scarso”) per circa 400mq di corso d’acqua. Negli ultimi 5 anni non sono mai stati identificate popolazioni più consistenti, ad eccezione di un’unica popolazione di B. plebejus nell’alto tratto del F. Taro in località Piane di Carniglia (circa 20 esemplari per tratto fluviale omogeneo di circa 300 mq).