Barbo Comune

Esemplare di Barbo Comune. Foto di Armando Piccinini

  • Nome scientifico. Barbus plebejus Bonaparte, 1839
  • Allegati delle direttive Uccelli ed Habitat in cui le specie sono presenti. La specie è presente negli allegati II e V della Direttiva Habitat; in quest’ultimo allegato compare come Barbus spp.
  • Cenni di ecologia e biologia. Il barbo è diffuso in tutti i corsi d’acqua pedemontani e di fondovalle della penisola italiana, nelle zone denominate “a ciprinidi reofili”, dove risulta molto spesso la specie più abbondante. È una specie con discreta valenza ecologica in grado di occupare vari tratti di un corso d’acqua, anche quelli di piccole dimensioni, purchè le acque risultino ben ossigenate; predilige però tratti Medio-alto dove la corrente è vivace, l’acqua è limpida e il fondo ghiaioso. Il corpo è fusiforme, con capo allungato e può raggiungere dimensioni considerevoli, anche oltre i 50 cm. La maturità sessuale viene raggiunta a due - tre anni nei maschi, a quattro - cinque nelle femmine; non c’è un evidente dimorfismo sessuale. La stagione riproduttiva è tra metà aprile e luglio. A 16°C la schiusa delle uova ha luogo dopo circa 8 gg.
  • Dimensione della popolazione nell’area di progetto. Nella Regione Emilia Romagna, il barbo comune è presente nei corsi d'acqua montani di fondo valle e planiziali. Storicamente in Prov. di Parma risultava presente (Nonnis Marzano et al, 2003) nell’asta principale del fiume Po e negli affluenti Stirone, Ceno, Taro, Baganza, Parma ed Enza, con popolazioni abbondanti in 11/28 siti di presenza (39%). Nel corso degli ultimi anni le popolazioni hanno subito drastici decrementi. In ambito ufficiale i dati disponibili sono quelli della carta ittica, riferita al periodo 2007-8 (Puzzi et al. 2010) dove la specie è stata censita “vulnerabile” con elevato rischio di estinzione nel medio termine, nonostante la LR IUCN la considerasse a basso rischio. Ulteriori dati attualmente disponibili sono quelli della carta ittica regionale, la quale riporta censimenti per lo più qualitativi effettuati tra 1999-2004.  L’analisi dei monitoraggi mostra un’ampia variabilità nella presenza di barbo comune all’interno dei SIC e nei corsi d’acqua ad essi contigui anche su scala geografica limitata. Ad es. nel  F. Enza la consistenza numerica degli esemplari fluttua tra “raro” e  “presente” con popolazioni scarsamente strutturate. In modo più preciso, le stime di densità riferiscono di popolazioni variabili tra 0,003 e 0,110 ind/mq nelle zone di transizione; nei tratti planiziali la presenza diventa sporadica entrando in forte competizione con i barbi europei.
  • Stato di conservazione nell’area di progetto: Nonostante le notevoli capacità di adattamento e l’ampio spettro trofico che gli consentono un’ampia diffusione, il barbo, ha visto diminuire il suo areale di distribuzione. Le popolazioni si presentano caratterizzate da un numero ridotto di esemplari per lo più nei tratti dell’alto corso. Di rilievo rimane la popolazione dell’alto Taro con  numerosi esemplari di notevoli dimensioni; nella rimanente parte dei corsi d’acqua appenninici e collinari della provinciali Parma residuano popolazioni scarsamente strutturate con esemplari di taglia non superiore ai 30 cm. Nel basso corso dei fiumi e nell’asta principale del Po la competizione con le specie alloctone ha portato alla scomparsa della maggior parte delle popolazioni.  La situazione della provincia di Parma può essere riferita anche alle province di Piacenza e Reggio Emilia dove residuano poche popolazioni in grado di automantenersi nei tratti montani mentre la specie è quasi del tutto scomparsa nella fascia planiziale. Di rilievo è la popolazione di barbo presente nel medio - alto corso del Trebbia in provincia di Piacenza.