Barbo Canino

  • Nome scientifico. Barbus meridionalis Bonaparte, 1839
  • Allegati delle direttive Uccelli ed Habitat in cui le specie sono presenti. La specie è presente negli allegati II e V della Direttiva Habitat; in quest’ultimo allegato compare come Barbus spp.
  • Dimensione della popolazione nell’area di progetto:  Storicamente in Provincia di Parma il barbo canino era presente nelle acque dei torrenti Ceno, Taro, Baganza, Parma, Cedra, Stirone ed Enza, con popolazioni di modesta entità  in 14/14 siti di presenza (Nonnis Marzano et al, 2003). In particolare, dall’analisi delle relative schede Natura2000, il barbo canino risultava presente in n.7/14 dei siti oggetto di progetto (50%).  Oggi le popolazioni risultano in forte contrazione e in alcuni casi vengono rinvenuti esemplari sporadici. La situazione del parmense è comune a quella delle province limitrofe dove in passato il barbo canino era segnalato nei tratti alto montani dei bacini del Trebbia, Nure e appunto Enza mentre oggi residuano popolazioni relitte spesso in condizioni di simpatria con la trota fario. Come già menzionato anche nel caso del canino i monitoraggi più recenti sono riferibili ad attività locali, non supportate da progetti ufficiali: la specie viene censita come “rara” sulla base di parametri semiquantitativi. Nella carta ittica regionale la consistenza numerica delle popolazioni censite tra la fascia collinare e quella appenninica dimostra aspetti demografici ancor più allarmanti rispetto al barbo comune. Le stime semiquantitative riferiscono infatti presenze “rare” o “scarse” in tutte le stazioni campionate; dati quantitativi della zona D riportano stime variabili tra 0,001 e 0,003 ind/mq.
  • Stato di conservazione nell’area di progetto.  La distribuzione della specie è limitata e frammentata, nonché in forte contrazione numerica a livello nazionale e locale (Zerunian, 2002-4; Nonnis Marzano et al., 2003). Il barbo canino è un endemita padan-veneto la cui distribuzione è per lo più vincolata ai tratti appenninico - collinari dell’Italia centro-settentrionale e pertanto le ultime popolazioni relitte devono essere considerate a seria minaccia di estinzione e meritevoli di rigida tutela. Il forte decremento numerico delle popolazioni avvenuto negli ultimi anni in Emilia Romagna è imputabile principalmente al depauperamento idrico dei corsi d’acqua e alla frammentazione derivata dallo sfruttamento dei torrenti per la produzione di energia idroelettrica. Non trascurabile è anche l’effetto dovuto ai ripopolamenti sovradensitari di salmonidi.